sabato 22 marzo 2014

LAGORAI (16-21 marzo 2014): sciare sulla neve mista a sabbia del deserto


di Jenny Bassa

Sole. Tanto sole. E caldo. Troppo caldo. Giornate così miti, da queste parti, sono soliti averle a fine aprile, primi di maggio. Mica a metà marzo: come ieri, quando si son toccati addirittura i 13-14 gradi, a oltre 1600 metri sul livello del mare. 
"Ma prendiamo quello che viene, non abbiamo scelta", ha chiosato con dignitosa rassegnazione l'albergatrice dell'hotel Passo Brocon, dopo averci raccontato che un febbraio così piovoso non lo avevano visto mai: "Anzi - ha aggiunto, senza mai piangersi addosso, come tutti qui, sulla stagione difficile -, febbraio è notoriamente il mese più freddo, con temperature anche di 13-14 gradi sotto lo zero, ma da star bene, perché è un freddo secco".

Oltre alla pioggia, è scesa copiosa anche la neve, con cumuli sedimentati fino a oltre tre metri. Lo testimoniano i muri di neve ai lati delle strade, che incombono minacciosi sui veicoli in transito, o che ricoprono ancora i pendii più in ombra: strati su strati di precipitazioni successive, rivelati in verticale dalle nette interruzioni in corrispondenza di un masso, di un dislivello improvviso o di una catasta di tronchi, sonnecchianti sotto quelle pesanti, gelide e gocciolanti coperte bianche. 

A rendere ancora più pazza la stagione, poi, è stata una precipitazione di neve mista a sabbia del deserto, circa un mese fa, che ha lasciato dietro di sé, ben visibili ancora oggi, chiazze sparse color cappuccino sull'immacolato manto bianco: sono così tante, queste macchie, che all'inizio disturbano la visuale del paesaggio, abituati come siamo a pensare alla neve come alla cosa più candida che c'è. Poi però se ne resta affascinati, perché anche in questa bizzarria la natura dimostra di non saper fare nulla che non sia armonioso: le chiazze sono tenui nel colore, sinuose nella forma, coerenti nella disposizione verso sud, dove si è sciolto lo strato bianco più superficiale. Dunque, queste striature emergeranno sempre di più, perché la liquefazione della neve è ormai incessante: nel silenzio ovattato tipico dei paesaggi innevati, infatti, si ode solo il rumore dell'acqua che corre lungo la strada, o la attraversa, che scorre nelle grondaie per incanalarsi nei tombini, che scivola sotto i cumuli di neve per infilarsi tra l'erba giallastra completamente soggiogata dal peso del manto nevoso. 

E' un bel sentire, continuo, delicato e rappacificante. Come il silenzio che si gusta salendo in seggiovia dalla località Marande allo chalet Paradiso (1.900 metri), interrotto solo dalle ritmiche derapate degli sciatori, simili all'infrangersi delle onde sulla spiaggia.
L'idillio tuttavia dura appena quei 7-8 minuti necessari a raggiungere comodamente sospesi in aria il caratteristico chalet in legno chiaro tutto finestrato e a base circolare per godere del panorama a 360 gradi. Una volta giunti al capolinea infatti si viene accolti dall'assordante musica dance sparata dagli amplificatori posti all'esterno. Se non si ha un sufficiente desiderio di tintarella - pur da sciatore: dal mento in su, ma qualche donna è così audace da restare addirittura in top -, risulta davvero difficile rilassarsi sulle sedie sdraio sparse a fianco dell'ingresso. Ed è un peccato. 

Le stesse canzoni vengono diffuse ad un volume piuttosto alto anche all'interno, ma una volta addentato uno dei pantagruelici panini caldi imbottiti che il personale prepara alla piastra sotto gli occhi dei clienti, tutto diventa poesia, perfino i brani commercial-pop in filodiffusione. Riescono a metterci dentro tutto quello che mente umana possa immaginare tra due sole fette di pane, dopo aver sciato alcune ore: scelto l'ingrediente base tra salsiccia, porchetta e würstel, si possono infatti aggiungere, a scelta o tutto insieme, formaggio, crauti, cipolle, verdure grigliate e funghi. 

Scendere a valle a pancia piena poi non è un grosso problema: se le due piste rosse principali risultano troppo impegnative per chi magari si è fatto anche il classico "bombardino" (bevanda calda a base di zabaione, brandy, caffè più un ciuffo di panna) o il "parampampoli" (a base invece di caffè e grappa servita alla fiamma, bevanda che ha origine proprio qui, in Valsugana), c'è sempre una comoda pista blu, la Matusa, che porta al livello parcheggio.   

Le piste del comprensorio del Lagorai (Castello Tesino), comunque, sono svariate e per tutti i livelli, ma già per uno sciatore di medio livello sono piuttosto corte: a fronte di lente risalite in seggiovia, le discese durano al massimo 2-3 minuti, anche impegnandosi a tracciare curve su curve. Come quei bambini, spesso anche di soli 3-4 anni, che seguono in scia, simili ad anatroccoli alle spalle dell'anatra madre, il maestro di sci.

Qui poi si scia anche in notturna, sulle due piste principali illuminate a giorno, creando un suggestivo colpo d'occhio da lontano nel buio totale della montagna: succede ogni mercoledì, e la risposta da parte degli sciatori non manca.  

La seggiovia che porta nel punto più alto degli impianti, comunque, è la Laresè (2.050 metri). Da lì il panorama è notevole, non solo sulle vette semi-imbiancate che circondano le piste (dalle Vette Feltrine alle Pale di S. Martino, fino a tutto il Lagorai), ma anche sulla Valsugana, in questi giorni peraltro quasi sempre offuscata da un'insidiosa foschia, che tende a spingersi fin sulle cime, e che laggiù esalta ai lati della valle i profili dei rilievi minori, come quinte di un palcoscenico. Sopra la testa, infine, se è sereno, si vedono sfrecciare aerei in continuazione, con i loro strascichi bianchi che si incrociano e si dilatano fino a scomparire.   

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